Resina Skyblack con Polvere di Marmo
8 cm | 3 in
MARIA resina Skyblack (Skyblackⓒnesher).
MARIA tra le mani.
Colata in resina Skyblack con polvere di marmo.
Presentata con un sacchetto e con volantino.
8 cm | 3 in
Questa versione ridotta, così come quella dell’originale, è colata in resina con polvere di marmo. Il colore della resina è “skyblack” composto dall’artista. Sono colate una a una dall’artigiano di Barcellona che dal 1998 ininterrottamente le riproduce.
“Sono nera, eppure sono bella.”
Nera come la terra, misteriosa come l’Oriente
La definizione Madonna Nera sembra una contraddizione di per sé: la madre di Gesù non può essere che luce, non ha nulla a che spartire con il nero delle tenebre. Non è proprio così. Il colore nero non simboleggia solamente le tenebre, ma anche la terra scura e fangosa della fertilità. La Madonna Nera è la Madre Terra. Com’è possibile, allora, che un simbolo atavico del femminino sacro sia venerato nelle chiese?
Per scoprirlo, dobbiamo ricorrere ai documenti storici. La testimonianza scritta più antica sulla Vergine Nera appare in una cronaca dell’anno 1255. Secondo l’autore del documento, il re francese Luigi il Santo portò con sé, di ritorno da una Crociata in Palestina, alcune sculture della Vergine Maria che lasciò poi nella regione di Forez. Le statue erano “scolpite in legno scuro e provenivano dall’Oriente”. Da allora le misteriose Vergini Scure ebbero accesso ai nostri altari.
Ex Oriente lux?
Ancora una volta ex Oriente lux? Oggi le Madonne Nere sono presenti in tutta Europa, America del Sud e le Filippine. Almeno duecento di queste statue dominano gli altari delle chiese francesi, ma la loro culla è nella regione dell’Auvergne. Purtroppo il ricercatore che intenda intraprendere uno studio personale sulle Vergini Nere, si trova di fronte a un problema non indifferente. In molti casi il clero locale ha voluto nascondere il colore scuro e poco ortodosso delle statue. Scandalizzati dalle fattezze troppo esotiche delle Madonne, gli ecclesiastici le hanno fatte… dipingere di bianco. (https://tinyurl.com/y6mlexzv)
Alla fine del 1999, dopo le mostre di Barcellona, Vic, Tarragona e Tortosa, ebbe luogo la prima mostra MARIA in Italia presso l’Università Georgiana di Roma. Fu anche il ritorno in patria di Guido Dettoni della Grazia dopo molti anni di assenza. All’epoca della mostra di Roma, si presentava e riproduceva l’originale dell’opera, alto 14,5 cm, e anche il suo ingrandimento –alto 80 cm-. MARIA “da vedere con le mani e da toccare con gli occhi”. Questi erano gli unici due approcci possibili all’immagine.
Durante l’installazione presso la Gregoriana, l’autore meditava ai piedi di una grande scultura di Gesù Cristo nel Peristilio dell’Università intorno al ruolo di Maria come mediatrice tra l’uomo e Dio e il fatto che una volta raggiunto l’obiettivo della mediazione, Ella sarebbe scomparsa. Una domanda venne allora alla sua mente: come posso far scomparire quest’immagine? Immediata la risposta: riducendo il volume di MARIA in modo da farla scomparire nella mano. Nacque così un terzo approccio all’esperienza di MARIA: vedendo l’immagine solo con la mano in modo che Ella scompare nella mano della persona e si collega al suo cuore.
Dopo questa visione la decisione fu presa e s’iniziò la riproduzione dell’immagine ridotta di MARIA. Da allora, migliaia di persone l’hanno tenuta a portata di mano nella loro vita quotidiana pregando con il tatto, aldilà della parola e come mezzo di conforto e compassione.
35,00€
7 disponibili
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Le opere di Guido Dettoni della Grazia sono tattili e non concepite come unicum, bensì come multipli dell’originale, prodotte in un numero limitato e illimitato di materiali e dimensioni diverse.
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